APPALTO RIFIUTI
La Procura di Lecce notifica alla Gial Plast un'interdittiva antimafia
Il provvedimento motivato dall'assunzione di 30 operai su 500 in parte con condanne penali per reati cosiddetti spia del condizionamento mafioso, in parte incensurati ma ritenuti comunque contigui alla criminalità organizzata.
Fasano - Una tegola giudiziaria si è abbattuta sulla Gial Plast, la società che si è aggiudicata la gara d'appalto per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, e che già da qualche mese aveva sostituito nel servizio la Tradeco.
La Prefettura di Lecce, ieri, 19 marzo, ha notificato alla ditta un'interdittiva antimafia. La Gial Plast, ha sede nella zona industriale di Taviano e gestisce appalti in tutto il Salento e la Puglia: fra questi oltre Fasano, Ostuni, Cisternino e proprio ieri avrebbe dovuto sottoscrivere il contratto con l'Aro per il Comune di Monopoli, cosa che non è più avvenuta proprio in seguito a questo provvedimento.
Il provvedimento è stato emesso dalla Prefettura di Lecce. L'informativa è di carattere cautelare e preventivo: e mira a prevenire tentativi di infiltrazione mafiosa tesi a condizionare le scelte e gli indirizzi della Pubblica Amministrazione. Nelle prossime ore, la Prefettura, di concerto con Raffaele Cantone, presidente dell'Anac - Autorità nazionale anticorruzione, provvederà alla nomina di commissari che governino la società in attesa di verifiche e approfondimenti, affinché non venga interrotto il servizio pubblico svolto.
Perché è stato adottato questo provvedimento? Il Prefetto di Lecce ha intravisto il tentativo di infiltrazione mafiosa per la presenza nell'organico della società, che consta di circa 500 dipendenti, di alcune unità (circa 30), in parte attinte da condanne penali risalenti nel tempo per reati cosiddetti spia del condizionamento mafioso, in parte incensurati ma ritenuti comunque contigui alla criminalità organizzata, in parte con precedenti penali generici. Un ulteriore elemento è stato desunto dalla pendenza di procedimenti penali a carico di uno dei tre amministratori della società, in parte definiti con sentenza di non luogo a procedere per prescrizione, in parte con assoluzioni per insussistenza del fatto, ed uno ancora in fase dibattimentale.
La società dal canto suo ha incaricato gli avvocati Luigi Quinto e Michele Bonsegna di predisporre ogni iniziativa utile a ristabilire la verità dei fatti e la estraneità della ditta ad ogni tentativo di infiltrazione mafiosa.
«Il primo passo – ha spiegato l'Avv. Quinto – sarà quello di esaminare tutta la documentazione su cui si fonda il provvedimento, dopodiché proporremo, comunque in tempi brevi, ricorso davanti al Tar avverso il provvedimento che riteniamo, comunque, fin da ora, ingiusto e sproporzionato avuto riguardo alle circostanze segnalate dalla Prefettura e che finisce con il punire una società che nel corso della sua storia imprenditoriale si è contraddistinta per correttezza e trasparenza dei comportamenti, oltre che per la qualità dei servizi erogati. Non è stata ad esempio adeguatamente valutata la circostanza per cui la quasi totalità dei dipendenti segnalati come controindicati sono stati assunti dalla società per effetto della cosiddetta clausola sociale che impone al nuovo gestore del servizio il riassorbimento del personale della ditta uscente».
Ora bisogna capire quello che accadrà per l'appalto di Fasano, per il quale era prevista la firma del contratto nei prossimi giorni.
di Redazione
20/03/2019 alle 11:20:49
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